I PIRATI DEL LEMANO

di 

Olivier Gonet

dott. es scienza

 

Barche del Lemano

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Indigestione

 

 

 

Alla fine del XVII esimo secolo i viaggiatori obbligati ad attraversare il paese di Vaud, percorrevano la strada tremando. Dovunque,  si racconta  di imboscate a mano armata, di persone scomparse o di sventurati trovati morti sul margine dei sentieri.

 

A quel tempo, la Svizzera protestante  rappresentava un rifugio per tutti gli  stranieri  perseguitati  per motivi religiosi nel loro paese. Si tratta, per la maggior parte, di persone onorabilissime, molti infatti hanno lasciato numerose tracce positive nella regione, ma  anche di parassiti per i quali la Riforma non è che una occasione di brigantaggio.

 

L’ultima ondata di questi emigranti, quella dei camisardi, arriva verso il XVIII esimo secolo. Giungono da Hautes-Cévennes dove i dragoni del re Luigi XIV li hanno obbligati a sparpagliarsi nel deserto delle "Causse cévenolles".

 

La prima accoglienza in Svizzera è molto amichevole. Sventuratamente essi sono  troppo aggressivi per i pacifici Valdesi. La loro ragione è valida, ma la difendono con una tale violenza che offende profondamente i misurati valdesi e, ben presto, vengono esclusi dalla vita normale verso la misera condizione dell’emarginazione. Questa situazione deplorevole li mette in contatto con i peggiori soggetti del paese e li si vede, ben presto, compromettersi con tutti i tipi di affari loschi.

 

D’altro canto, l’amministrazione bernese non fa molto per tenerli a bada. Essa, abitualmente così cavillosa, sembra aver chiusi gli occhi su queste  storie di brigantaggio.

 

Il motivo di questa curiosa attitudine è politica:Nel 1703 il re di Francia, innervosito dagli intrighi di Vittorio Amedeo di Savoia, dà l’ordine di disarmare le sue truppe. Il duca si ribella e si allea con l’Imperatore. La riva sinistra del  Lemano si trova quindi al bordo della guerra. Per la Svizzera, e soprattutto per Ginevra sventuratamente situata nel bel mezzo del conflitto, ci si adopera  per evitare il cattivo umore dei  due belligeranti.

 

Ecco giunto il tempo della prudente neutralità e della diplomazia sulla punta dei piedi.

 

Or dunque, i rifugiati camisardi, nemici giurati del re Luigi XIV, trovano in Savoia molta benevolenza ed amicizia. La polizia bernese si sforza  di non infastidirli troppo.

 

Ben inteso,i camisardi ne approfittano.Ben presto di notte ,come di giorno,per mare e per terra non ci sono che saccheggi, assassinati  abbordaggi di barche in pieno lago, attentati sempre più audaci.

 

Fra le numerose storie di briganti che i Valdesi si sono tramandati a bassa voce per tutto il secolo, con dei particolari terrificanti, c’è quella di Dantal, un pirata che infierì sul lago più di duecento anni fa, tra il 1703 e il 1705.

 

 

 

 

Il pirata Dantal

imaginato da O.Gonet

 

Dantal era figlio di un ammiraglio savoiardo che,  quindici anni prima, aveva potuto rifugiarsi contro pagamento, con tutta la sua flotta, nei porti bernesi. (Una altra storia curiosa di battelli che ho già raccontato altrove.)

 

Ma sembra che le Loro Eccellenze non gli avessero pagato tutto ciò che gli era dovuto e delle ombre di rancore agitavano ancora la famiglia. Il figlio dell’ammiraglio, un ragazzo molto irrequieto e dalla dubbia reputazione, colse il pretesto per lanciarsi nell’avventura “camisarda”. Egli riunì intorno a lui una trentina di rifugiati protestanti e savoiardi, ben decisi ad impossessarsi con la forza di quello che serviva a finanziare i loro foschi progetti politici.

 

A quel tempo, i banchieri ginevrini, già molto conosciuti e discretamente ricchi, si occupavano, per i loro clienti francesi, di trasportare i fondi destinati all’armata di Vendòme in Italia attraverso il Lemano e le Alpi Vallesi. Ma  i Savoiardi su una riva e i camisardi sull’altra, rendevano l’attraversamento del lago molto pericoloso. Il piccolo esercito di Dantal, in particolare, rendeva la vita dura ai poveri banchieri.

 

La più fruttuosa delle imprese nella quale il pirata e i suoi compagni si trovarono immischiati, comincia il 19 ottobre del 1705.

 

Quel giorno, una vedetta appostata a Ginevra segnala il prossimo passaggio di un convoglio francese sulla riva destra. Ricevuta l’informazione e per predisporre un piano, Dantal riunisce i suoi uomini in una sala dell’ "Hotel de la Couronne" a Morges.

 

 

 

Porto di Morges

 

Litografia antica anonima

 

 

La sera stessa alcuni di loro si imbarcano su un solido battello da pesca ormeggiato nel porto. Prendono il largo al tramonto, navigando lungo la costa nella brezza dalla sera, poi, a notte fatta, fanno un primo scalo vicino alla città, sulla spiaggia che limita la scura foresta di "Boiron". 

 

Là il resto della truppa attende con le armi. Si riconoscono, bisbigliando, si imbarcano rapidamente e riprendono il largo.

 

È fine autunno, il tempo è coperto. Il battello si addentra nell’oscuro silenzio di una notte piovosa. Silenziosamente, alla velocità delle sue vele, scivola verso "le Petit-Lac". Qualche chiarore si intravede attraverso la pioggia, è Rolle che sparisce ben presto nella notte. Ecco ora il lungo tratto scuro delle foreste di "Promenthoux", la luce tremolante di un cascinale isolato. Poi c’è Nyon.  Il battello si avvicina alla costa, gli uomini riconoscono vagamente lo spettro immobile del castello gotico che si erge sopra la piccola città addormentata. Il vento si rinforza, il veliero continua la sua corsa nell’oscurità. Doppia Coppet rasando le case. Infine il battello approda su una spiaggia di ciottoli in piena campagna.

 

 

 

Nyon

 

Litografia antica anonima

 

 

La strada per la quale passerà il convoglio è là, vicinissima, dietro gli alberi.

 

Comincia a spuntare il giorno, i pirati si preparano all’imboscata. Alcuni si nascondono fra i cespugli, gli altri si accovacciano nei fossati. L’attesa comincia.

 

E’ molto lunga, le ore trascorrono, si vedono passare dei contadini, la forca in spalla, una mandria di vacche tintinnanti, un grosso carro di fieno, alcune brave donne che vanno al mercato di Coppet scambiandosi  le loro confidenze di donne..nessuna traccia di banchiere ginevrino.

 

La mattina passa….niente….Mezzogiorno suona al campanile di Versoix.

 

È chiaro che il convoglio non passerà per oggi. Dantal richiama i suoi compagni e ritorna in riva al lago mugugnando.

 

Nel frattempo la tramontana si è levata sul lago, il tempo si è aperto, il sole illumina un magnifico paesaggio autunnale.

 

La decisione è subito presa: attraverseranno il lago, per tentare la fortuna  sulla costa savoiarda e ritorneranno l’indomani mattina.

 

In meno di un’ora, eccoli al largo d’ "Hermance".  Dantal  fa approdare e sbarcare. Poi dà semplicemente l’ordine di andare a saccheggiare il villaggio! Ciò sembra incredibile, attaccare in pieno giorno e con un veliero un placido villaggio del Lago! È pertanto ciò che fanno e senza nessuna delicatezza. Qualche ora più tardi, i pirati riprendono il largo portandosi, come principale bottino, la cassa dell’esattore!

 

Ora si deve trovare un alloggio confortevole per passare la notte. Dantal decide di risalire il vento fino a "Pointe d’Yvoire" e…di impadronirsi del Castello! Arrivano laggiù, sbarcano in molti e qualche minuto più tardi il proprietario e tutti i suoi sono cacciati a gran pedate. Poi i pirati, Tovagliolo al collo, si mettono allegramente a tavola davanti ad un fuoco scoppiettante. Dopo di che vanno a dormire con la pancia piena e l’animo sereno.

 

 

 

 

Il castello di Nernier

visto da O.Gonet

 

L’indomani mattina, bisogna ritornare sulla costa Svizzera per non perdere il passaggio del convoglio. È ancora notte nel piccolo porto del castello, al chiarore delle lanterne, essi si imbarcano sul veliero grondante di rugiada. Qualche imprecazione da pirati, svegliatisi malvolentieri, e le vele vengono issate. Il battello si dirige su Coppet.

 

È l’ora dei primi strasci di luce nel cielo dell’alba. Una volta sulla costa svizzera, l’attesa ricomincia.

 

 

Verso le otto, infine, le vedette scorgono due cavalli, che trainano un carro pieno di casse. Qualche uomo di scorta: Jean de Sonnaz, cocchiere a Ginevra e cinque suoi compagni avanzano, discutendo, la pipa in pugno, senza alcun sospetto. La tramontana ha migliorato il tempo, i vignaioli sparsi sui poggi completano la vendemmia, una brocca è sistemata sotto un albero tinto di rosso dal sole che sorge.

 

Ad un tratto, un uomo mascherato balza davanti ai cavalli.

 

Alt !

 

I banditi spuntano da tutte le parti. Baionette, grida. Sorpreso il cocchiere  tira le redini e ferma i cavalli. I fucili lo minacciano, è meglio arrendersi.

 

Una volta ripresa dal primo stupore, la gente del convoglio prova a dialogare ma non c’è niente da fare. Già i pirati scaricano le casse e le trasportano sul battello.

 

Parte un colpo.

 

Dantal ha tirato su uno dei cavalli che si affloscia. Sulla collina, i vignaioli sussultano, poi si raddrizzano per cercare di scorgere la strada tra i tutori della vigna. I banditi si affrettano ad imbarcarsi. Le vele sono issate ed il battello prende il largo.

 

Tutto è già finito, l’attentato  è perfettamente riuscito, il bottino è considerevole: cinque casse che contengono  ventimila luigi d’oro. Tutta la paga dell’armata francese d’Italia.

 

Dantal fa il primo scalo nel porto del castello di "Yvoire"  per spartire il bottino; poi disperde la truppa. Quanto a lui, riconduce il suo battello la sera stessa nel porto di Morges.

 

Qualche giorno dopo, a Berna, i camisardi si danno alla bella vita all’osteria della "Cigogne" e all’ Hotel della "Croix-Blanche" .

 

Cosa straordinaria  : malgrado le proteste veementi dei rappresentanti francesi, gli autori di questa impresa non furono mai perseguiti dalla polizia bernese.

 

 

Rolle

Antica litografia di anonimo

 

 

 

I  camisardi non furono i soli ad assaggiare l’indulgenza bernese. Anche numerosi valdesi si sono  compromessi in questo brigantaggio, come per esempio un certo Jean-Pierre Blanchet, "banneret" della piccola città di Lutry.

 

Adolescente, eccolo già lanciato sulle grandi strade dell’avventura:  preso possesso dei risparmi paterni, si adopera a sperperarli fino all’ultimo soldo. Poi, finite le ricchezze, fa un po’ la spia, un po’ il truffatore, spesso in fuga, ma sempre di buon umore.

 

Nel 1685 egli è diventato un magnifico giovane, abbronzato dal sole dei grandi viaggi. I suoi amici sono numerosi, le donne gli sorridono. Un giorno, sulla strada di "Provence"  riesce a sottrarre una giovane dama, protestante e molto distinta, alla caccia che le davano i dragoni del Re cattolico. Dopo molte avventure rocambolesche, la conduce in Svizzera e la sposa ufficialmente.

 

Jean-Pierre Blanchet si trova dunque sposato a Francoise  Colomb, signora di Lays, la quale porta una dote tale da permettere alla coppia di acquistare il castello di Montagny, felicemente sito tra i vigneti, sopra Lutry.

 

La vita dunque sembra sorridere all’avventuriero. È il tempo dei piaceri, della caccia, della buona cucina, del vino e delle fanciulle del villaggio. Tuttavia, la vita della povera signora Blanchet, nata de Lays, non sarà che un triste calvario. Il cattivo soggetto del consorte non può rassegnarsi al tran-tran quotidiano della borghesia di Lutry. Il grande richiamo dell’avventura continua a fargli turbinare le idee. Egli si crede nobile e conduce una vita così dispendiosa che in due anni le sostanze della famiglia sono completamente ripulite. Improvvisamente è il fallimento e gli espedienti per sopravvivere. Fa la spia alle dipendenze dell’ambasciatore di Francia, si occupa dell’arruolamento di mercenari per conto di un gentiluomo spagnolo e si mette in tutte le piccole truffe che gli passano sottomano.

 

Ma la fortuna è con lui. Fra i suoi innumerevoli amici ci sono molti alti funzionari bernesi e in particolare il potente Podestà di Losanna, Sigismond Steiger, e questi non esita a trarlo dagli impicci  risparmiandogli gli  umilianti contatti con la polizia.  L’affetto dei suoi amici è tale da farlo nominare "banneret di Lutry" poi "assessore concistoriale"! Onorificenze considerevoli, incredibili  per un uomo che l’amministrazione considera per altro "un emerito briccone".

 

Sciaguratamente per lui, Blanchet non riuscirà a porre limite alla enormità delle sue bricconate.

 

 Una bella mattina d’estate del 1706 egli esce di casa, il fucile in spalla, un vecchio cappello in testa. Annuncia a gran voce che va a caccia. Ma in realtà discende verso Lutry, attraversa il villaggio e sbocca sul porto.

 

Tre barcaioli l’aspettano: Bastian, Guex e Balissat.

 

Il loro battello è là, nei pressi, ormeggiato al pontile. Blanchet dà l’ordine di salpare e di aspettarlo all’albergo d’Ouchy. È tempo di tramontana, il lago si increspa sotto le raffiche e, vento in poppa, il battello si allontana molto rapidamente. D’altronde, Blanchet non si attarda a guardarlo. Egli raggiunge un altro uomo nascosto sotto la grondaia di un granaio. È suo nipote, albergatore a Villeneuve.

 

 

 

disegno di O.Gonet

 

 

Ambedue saltano a cavallo e prendono il galoppo in direzione di Losanna. La tramontana solleva la polvere della strada. Dietro una cortina di pioppi, le onde del lago si infrangono sulle rocce della riva.  Ma i due cavalieri non badano a nulla, sfrecciano dritto davanti a loro e non rallentano che per la salita attraverso i vigneti. Infine, dietro la chiesa di "Saint-François", essi mettono piede a terra e vanno a comprare della polvere  e delle cartucce  nei piccoli negozi che si stringono lungo il cammino. Poi, sempre in fretta, ritornano ai cavalli e con essi, si precipitano giù dalle colline campestri fino a "Ouchy" , dove si fermano infine per entrare all’hotel della "Croix-Blanche", tenuto dall’oste Matthey.

 

 

Lausanne

 

Litografia antica di anonimo

 

Proprio in fondo all’osteria che odora di zuppa di cavolo e di barili di vino bianco, otto uomini aspettano Blanchet e suo nipote.

 

Questi sono i camisardi.

 

Tra loro c’è il già noto Flottard, l'alta siluetta di Vassalle e Aubert, un pericoloso partigiano savoiardo.

 

Essi raccontano a Blanchet che al massimo due giorni prima, una loro spia ha notato, nella rada di Ginevra, il caricamento di una imbarcazione con destinazione Villeneuve: tessuti preziosi, sacchi pieni di oro, cumuli di argento. Un vero tesoro, spedito per conto del Re di Francia dal banchiere Hogguer.

 

Blanchet si lascia prendere  dall’entusiasmo.

 

All’improvviso, mentre i pirati discutono ancora sul piano d’attacco, una delle loro vedette si precipita nell’osteria: ha appena visto il battello ginevrino entrare nel porto. Là, proprio sotto il loro naso .

 

Incredibile!

 

Ci si precipita alle finestre:  i marinai del banchiere stanno compiendo le manovre di ancoraggio. Al largo la tramontana incalza, le onde si sono fatte minacciose soprattutto per chi deve risalirle; giustamente per mettersi al riparo quelli sono venuti a ormeggiare proprio accanto al veliero di Blanchet!

 

Come se niente fosse, i pirati spiano le più piccole mosse ed azioni dei  marinai ginevrini, mentre questi, senza accorgersi di niente, fumano placidamente sul ponte aspettando che il vento si calmi.

 

 

Vista del antico Ouchy

litografia dell'epoca

 

Passa il pomeriggio, arriva la notte e il tempo non migliora. L’indomani mattina, infine, al sorgere del sole, il lago sembra più docile.

 

Tosto la barca col tesoro alza la vela e prende il largo!

 

Quattro camisardi, armati fino ai denti, raggiungono i marinai del "banneret"  che anch’essi  salpano. Blanchet, quanto a lui, rimane a riva. Il suo ruolo, in questa azione, è di prestare il battello e prendersi cura del bottino.

 

A vele spiegate, il suo battello intraprende l’inseguimento. Ma la tramontana riacquista forza. Sotto le violente raffiche, gli scafi si inclinano pericolosamente sulle onde. I ginevrini, che non hanno motivo di diffidare, diminuiscono la velatura e decidono di ritornare indietro, per mettersi al riparo, verso Cully.

 

La fortuna è dalla parte dei camisardi. In una sola lunga bordata verso il largo, essi lasciano i ginevrini molto indietro, poi virano e puntano sul castello di Glérolles dove aspettano il passaggio del loro bottino.

 

 

Pirati sul lago Lemano

imaginati da O.Gonet

 

 

Alcune ore più tardi, la tramontana di nuovo perde vigore e la barca del tesoro  riprende il suo viaggio.

 

Eccola!

 

Essa costeggia la riva molto serenamente con una velatura ridotta. E, al momento buono, i pirati le compaiono dritto davanti.

 

È l’abbordaggio, sciabole in pugno.

 

 Giù le vele, arrendetevi!

 

Stupito l’equipaggio non si difende neppure, mentre le due imbarcazioni derivano col vento, i pirati trasportano il bottino a bordo. Poi tagliano tutti i cordami, spezzano i remi, legano i marinai alle loro panche e, particolare divertente…fanno loro giurare solennemente di non guardare in quale direzione si sarebbero allontanati!

 

Per maggiore precauzione, fanno finta di dirigersi verso Saint-Gingolph. Ma non riescono a resistere molto all’impazienza di palpare le loro nuove ricchezze. Velocemente, cambiano direzione per avvicinarsi a Lutry dove  Blanchet li aspetta.

 

Egli arriva da Losanna per la strada maestra e scalpita d’impazienza sulla spiaggia. Da lontano grida loro di ormeggiare  sulla spiaggia di un suo terreno vicino alla città. Qualche istante dopo, tutti si ritrovano e, nella più grande animazione, comincia l’analisi del cumulo di oro e di argento rubati.

 

Una mezza dozzina di camisardi, che non hanno partecipato alla pazza impresa, si ricongiungono ai loro amici. Delle bottiglie vengono stappate per celebrare il trionfo. Si grida, ci si danno spintoni. Molti sacchi cadono all'acqua. I battellieri di Blanchet dovranno tornare la notte successiva per ripescarli. Infine, il bottino viene sbarcato poi esposto nel giardino per la divisione.  Per prima cosa si accantonano 26 sacchi destinati al Duca di Savoia . Blanchet si occuperà  di nasconderli nella cantina del suo castello.

 

Dopo ciò il brigante pensa di poter riprendere il ritmo placido della sua piccola vita borghese…ma questa volta si è spinto troppo in là.

Le Loro Eccellenze bernesi non chiuderanno più gli occhi. Esse non avranno nessuna difficoltà a ritrovare la pista di Blanchet: il subbuglio, l’agitazione il via-vai di tutti quegli  stranieri nel giardino di Lutry, sono stati notati dai vicini e, malgrado il timore che incute il suo titolo di "banneret", Blanchet  verrà denunciato, arrestato nel successivo autunno, torturato, ed infine decapitato il  4 gennaio 1707.

 

 

L'autore avrebbe molto piacere a leggere i vostri commentari, critiche o suggestioni (e-mai: ogonet@ctv.es ). Vi assicuro che vi risponderà personalmente.

 

 

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