Viaggio in Spagna
E pertanto... e pertanto... So benissimo che l' odore del lago Lemano, dove passai tutta l' infanzia e la giovinezza, impregna ancora i miei vestiti.
Quando parlo francese, ho l' accento di Losanna e comparo ancora il gusto del vino bianco spagnolo od italiano a quello dei vini della mia regione : il Lavaux, l' Yvorne o il Mont-sur-Rolle. Quando la Tramontana, il Levante od il Mistral mi scompigliano i capelli, faccio ridere gli amici dicendo " La Bise ci porta il sole ".
Pochi giorni fa, ascoltando l' aria famosa della Cavalleria Rusticana, mormorai all' orecchio di mia moglie Etta, che é italiana : "Con una voce ed una musica cosí, come si puó non dire la veritá ?" " Ah, svizzerino" mi rispose ridendo " non hai ancora capito tutto ! Da noi é sempre nella grazia che si nascondono le perfidie "
Un' onda di nastalgia mi sommerse e viddi, come se fossi stato lí, l' onesto splendore del gran lago che brilla ai piedi delle Alpi.
Quando ero piccolo, mi dicevano che la siluetta del Monte Bianco, era il profilo di Napoleone sul letto di morte. Un paesaggio cosí grandioso sarebbe stato degno di avvenimenti straordinari. Perlomeno una battaglia cruenta che avrebbe cambiato il corso della storia, un guerriero universale che avrebbe sconvolto il mondo intero. Ed invece, nessuno ha mai pensato profittare di quello scenario, non si é mai svolto nulla d' importante intorno al lago di Ginevra. Appena qualche storia di ladri di galline, una volta i savoiardi attaccarono i ginevrini, ma fu sufficiente versargli in testa una caldaia di minestra bollente per farli rinunciare. Piú tardi ci fu Calvino, certo. Ma prima di tutto era francese ! e poi, come l' ho sentito dire : " Non aveva cattive intenzioni".
* * *
All' Universitá di Losanna, seguii il corso del famoso professore Badoux . Fu lui che mi fece scoprire il fascino incomparabile delle scienze e della curiositá intellettuale. Mi ricordo delle lunghissime passeggiate a piedi che facevamo con lui attraverso le Alpi. Si trattava, per esempio, di trovare la prova che una certa piega della roccia era sopavvenuta ad un certo momento della storia geologica che non era quello indicato da un altro specialista in un libro publicato nel 1860. Il sogetto potrebbe sembrare futile, ma era appassionante.
Le Prealpi viste dal pittore svizzero Alessandro Calame (1810 - 1865)
disegno (33 x 26 cm.) collezione dell'autore
La sera, in un rifugio di montagna, ne discutevamo sino a perdere il fiato. E poi, alla luce di una lampada a petrolio, la discussione scivolava sulla letteratura, la poesia o la pittura. La brava contadina che ci serviva da bere, sbadigliava nel fondo del locale mentre una notte in bianco si profilava.
A quell' epoca, l' Universitá di Losanna era compressa in un edificio incredibile : era l' imitazione grandiloquente di un palazzo del Risorgimento fiorentino ! Qualcosa di tanto bizzarro, come l' organo gotico nel sottomarino del capitan Nemo.
Si racconta che l' architetto parigino, che all' inizio del secolo, disegnó il piano di quel palazzo, lo immaginó al bordo del lago. Allora disegnó una magnifica scalinata sorgendo dalle acque, degli enormi anelli di amarraggio sospesi alla facciata. Alla prima visita del cantiere, si rese conto, poveretto, che invece di sorgere dalle acque romantiche del lago , il palazzo bordeggiava la piazza del mercato del bestiame, in un' atmosfera di stalla. Ma rimase fermo nelle sue convinzioni estetiche.
Dopo aver spinto, a due mani, l' enorme portone alto d' almeno quattro metri, si scopre la scalinata monumentale che occupa praticamente tutto il palazzo. A forza di gradinate arrotondite e di pianerottoli maestosi, si giunge ad una vasca di pesci rossi, tutta complicata in volute ed adorni, imitazione del Rinascimento. Da quel punto, una forte puzza di formolo, pizzica il naso. Siamo giunti al Museo di zoologia che é giusto affianco. La scalinata grandiosa s' innalza poi, in un allegro ventaglio di gradini fantasia.
Una delle ramificazioni, bisogna conoscerla per non perdersi, sparisce elegantemente ... in un mediocre corridoio oscuro con puzza di latrine. Ancora piú lontano, al fondo, le vetrate dell' Istituto di Geologia e di Geofisica. Milioni di libri, collezioni variate e polverose, qualche microscopio ed un laboratorio che non contiene altro che un percolatore.
Lá passai degli anni meravigliosi a progettare, modificare, carezzare i miei futuri intusiasmi. Intorno a me, gli amici s' agitavano con discussioni politiche. A quell' epoca era d' attualitá la decolonizzazione, la guerra d' Algeria, Jean-Paul Sartre e Raymond Aron. Le opinioni antagoniste di quei due anziani, bollivano come in una grossa marmitta. E tutto ció in un odore di pipa, di caffé e di maglioni fatti a mano da ragazze dalle mani profumate.
La felicitá senza rischi delle battaglie intellettuali.
E pertanto un giorno non ne potetti piú. Senza nessuna ragione apparente, mi alzai, presi il pacchetto di sigarette sul tavolo ed uscí per non ritornare piú. Fu l' inizio di un lunghissimo viaggio attraverso il Mediterraneo. Dal Nord al Sud, dall' Este all' Ovest. Una lunga ricerca di nuovi orizzonti, idee, amici.
Soltanto molti anni dopo, ritornó la lassitudine. Etta ed io decidemmo mettere un termine ai nostri vagabondaggi.
Era la fine dell' autunno o forse l' inizio dell' inverno. Il Nord d' Italia, la Provenza francese, erano immersi in una spessa nebbia silenziosa. Stavamo in macchina, piú o meno perduti nei giravolta di una stradetta dei Pirenei. Di colpo, come per miracolo, la macchina sbucó fuori dalla nebbia. Un raggio di sole tutto nuovo illuminava un cartello arruginito :
Frontiera Spagnola
Scendendo verso la Catalogna, vedemmo felici, rifiorire la primavera. I pini si allungavano scricchiolando al sole, il sottobosco spinoso esalava un odore di aglio, conigli e di cucina a base di timo. L' impressione di arrivare era straordinariamente calmante.
Entrammo non só piú in che villaggio di pescatori. La piazza era nera di gente, c' era una festa. Stupidamente, con le valigie in mano, cominciammo a traversare la folla per arrivare all'Albergo che stava difronte. E tutt' un tratto, una musica di flauto cominció a suonare, nel tono acuto, una di quelle arie che ci ricordavano la corrida. Le valigie ci caddero dalle mani e la gente ci trasportó in una farandola saltellante.
Eravamo arrivati !
Pittura a l'olio di O.Gonet ( 81 x 115cm.)
C' istallammo in una casetta bianca a Javea, al sud di Valenzia.
A quell' epoca, la voce tremula del Generalissimo Franco, faceva le ultime raccomandazioni per radio. Interessavano forse gli abitanti delle grandi cittá, ma qui nessuno se ne occupava. Le persone vivevano fra di loro, si aiutavano, si riunivano la sera nelle fumose cucine o sulle sedie allineate sul marciapiede davanti alla casa.
Un piccolo mondo caldo, vestito di nero, laborioso e segreto.
Disegno a penna di O.Gonet
Stavano quasi sempre alla vigilia d' una festa piena di ghirlande di carta colorata. Avevano un gran rispetto per il loro prestigioso passato ed una pazienza infinita di fronte alle difficoltá della vita.
Vista la nostra sincera ed amicale considerazione, quella generazione che aveva conosciuto molte difficoltá materiali, ritrovava la generositá, l' ospitalitá e la fierezza che sono veramente le tre grazie della cultura iberica.
E poi al popolo spagnolo piace molto la musica. Non c' é una riunione senza musica e canzoni. Il muratore sulla scala conosce a memoria innumerevoli melodie a cui adatta parole inventate nel momento.
Le prime nozioni di spagnolo ci fecero scoprire meravigliati, le parole di quelle ammirabili melodie di flamenco : " Ahi, che calore su questa sca-a-a-la. Ahi, come starei be-e-e-ne alla spiaggi-a-a-a. Ahi, quanto vorrei bere una bir-r-ra-a-a-a.
* * *
Poco dopo il nostro arrivo a Javea, la morte del Generalissimo fu annunziata, con singhiozzi nella voce, dal primo ministro.
Quella scomparsa, fra tanti cambiamenti, rese meno severa la censura. Per profittarne, Etta che adora il cinema, decidette collaborare all' animazione di un cine club in Javea.
A quell' epoca, le piccole cittá spagnole, non si erano ancora aperte alle perfezzioni tecniche ed al brillo della vita moderna. Mi ricordo, in particolare, la sala del cinema. Aveva un odore di gomma cotta, le poltrone perdevano il crino, ma il publico era meraviglioso.
I giovani mangiucchiavano i semi di mellone le cui bucce volavano facendo come un' ombra di piume sullo schermo. Altri giocavano a carte alla luce della veglia dei gabinetti. Dei bambini piagnucolavano di sonno sulle ginocchia delle mamme, commosse dallo sguardo vellutato degli attori. Un bravo " guardia civile " con il tricorno di cartone incerato, assicurava l' ordine nel momento della presentazione della pellicola.
In prima visione nazionale, si presentavano dei film vecchi di quarant' anni. La fama degli attori arrivava in Spagna con una generazione di ritardo.
I ragazzi s' emozionavano per le peripezie della compagna di Charlot Dittatore e le ragazze sospiravano ammirando i muscoli d' un attore italiano, morto da tempo di vecchiaia.
Qualche volta l' operatore si sbagliava nelle manovre del proiettore e la pellicola si fermava bruscamente, mentre un orribile bubbone pestifero ingrossava sino ad occupare tutto lo schermo, o allora i gesti degli attori s' acceleravano smisuratamente. I personaggi si mettevano a parlare come degli uccellini, si baciavano golpeggiandosi le guance, poi scendevano precipitatosamente le scale.
Il publico era felicissimo.
Molino della "Manga"
Pittura a olio di O.Gonet (39 x 48cm.)