Le barche del Lemano

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Un "bacouni" secondo

O. Gonet

 

Disegno su carta

 

 

É ai cittadini di Berna e al loro conclamato piacere per l’economia che il Lemano deve le sue meravigliose imbarcazioni mercantili a vele latine.

 

Quando a Ginevra la costruzione della imponente fregata “Le Soleil” prese forma, le Loro Eccellenze (di Berna) considerarono questa  impresa bizzarra  senza ben comprenderne l’utilità. Poi, a poco a poco, l’emulazione li prese. Ben presto e completamente fuor di luogo, perché non erano più tempi di guerra, Esse ritennero che, dopo tutto, le loro Magnificenze meritavano, anch’Esse, d’essere protette da una flotta militare.

 

Ma, di nuovo, bisognava trovare chi avrebbe finanziato, al loro posto, questo piccolo capriccio!

 

Felicemente qualcuno ha l’idea molto semplice di imporre alle imprese valdesi di cabotaggio sul lago, l’uso di un modello di battello che potesse essere requisito ed armato in caso di guerra. Ciò non sarebbe costato nulla alle casse dello Stato e l’armata avrebbe  potuto disporre di una flotta numerosa e sempre efficiente, a spese dei benestanti.

 

A questa brillante idea é dovuta l'origine dell’imbarcazione del Lemano.

 

 

Le barche del Lemano

 

Antica foto

 

Ancora oggi gli storici discutono per rintracciare il geniale inventore di questi battelli: potrebbe  esser stato un italiano, e si sarebbe  ispirato alle galee mediterranee, o un olandese che avrebbe  adattato al  Lemano i battelli utilizzati sui canali del suo paese.

 

Sono in effetti gli italiani che, per tradizione, sono stati utilizzati come ingegneri ed artigiani nella costruzione delle flotte del Lemano ed essi introdussero molti termini tecnici e delle astuzie di carpentieri. In aggiunta la proporzione lunghezza-larghezza di queste barche corrisponde a quella delle galee di quel tempo.

 

D’altra parte bisogna ricordare che è nel XVII esimo secolo che la navigazione interna raggiunge, nella svizzera Romanda, una estensione notevole. Vennero scavati ovunque nuovi canali navigabili: il canale d’Aarberg, fino al lago di Neuchâtel, quello di Stockalper nella valle del Rodano ed il celebre canale d’Entreroche che, partendo da Yverdon si arresta, per mancanza di crediti, a solo dodici chilometri dalle sponde del Lemano, a  Cossonay, per precisione.

 

 Per  sovrintendere  a questa realizzazione e costruire i battelli necessari, si fecero venire numerosi ingegneri stranieri, olandesi in maggioranza. Non sarebbe stato dunque niente di più naturale che uno di questi fosse stato consultato dai Bernesi per disegnare le future barche del Lemano.

 

 

 

 

Una delle famose barche del Lemano che risale la brisa

vista da O.Gonet

 

D’altronde, è sufficiente guardare questi battelli per comprenderne l’origine fluviale: Un fondo piatto senza chiglia, che non è per nulla pratico per navigare su di un lago profondo; un ponte all'altezza delle onde, piuttosto pericoloso in acque aperte; un robusto timone che ricorda le chiatte olandesi (le Tjalks); i fianchi allargati con degli "apostis"(nome di origine sicuramente italiano) che sono delle passerelle inutili ai rematori, ma di cui si servono i marinai  per muoversi lungo lo scafo quando bisogna spingere la barca con le pertiche. Queste sono tutte caratteristiche delle imbarcazioni costruite  per navigare su canali poco profondi.

 

Se insisto su questi argomenti è perché qualcuno mi ha rimproverato d’essere a favore della tesi olandese senza molte prove …É vero, non ho prove tangibili….ma più ci penso...

 

 Larga da sette a otto metri, lunga una trentina al massimo, la barca ha due alberi, e lunghissimi pennoni obliqui: le antenne sulle quali si tendono due vele triangolari (le Tjalks hanno anch’esse vele latine). Col vento favorevole (vento in poppa) le vele sono disposte "a forbice", nel porto, le antenne abbassate si profilano sopra lo scafo su tutta la sua lunghezza. Con la bonaccia o quando i venti sono contrari le imbarcazioni vengono trainate "a corda" dai marinai che le tirano da riva. (altra caratteristica fluviale). Fino alla fine del XIX esimo secolo c’era per questo uso un sentiero senza alberi tutt’intorno al lago. Quando questo fu interrotto a causa dei troppi giardini privati, i proprietari dei battelli dovettero munire le loro barche di una chiglia  importante per risalire al vento.

 

 

 

Barca del Lemano tirata a "cordelle"

Antica foto

 

 

 

Il primo armatore che fu obbligato dai Bernesi a costruire questo modello di battello, si chiamava Hofer. Egli se ne servì per  il traffico commerciale tra Morges e  Ginevra e fece con la sua nuova unità così buoni affari che i suoi concorrenti si affrettarono ad imitarlo.

 

Bastò qualche anno perché le famose vele incrociate si fondessero nel paesaggio familiare del Lemano.

 

Da allora, le rive del lago si popolarono di tutto un piccolo mondo pittoresco di marinai, di artigiani e di proprietari. Nelle città costiere la gente imparò a riconoscere i dialetti di Ginevra, di Cully o di Thonon.

 

La grande epoca della navigazione commerciale è cominciata.

 

 

 

 

Bacounis alla trattoria

secondo il pittore O.Gonet

olio su tela (82 x 50 cm.)

 

Nelle osterie, gli avventori si raccontano le storie dell’altra estremità del Lago.

 

E già, ben prima che arrivi la moda, il paesaggio del Lemano si riveste di romanticismo.

 

Già Jean-Jacques Rousseau, amante di passeggiate,  si lascia incantare dallo spettacolo di queste barche poggiate sul lago, questi grandi uccelli a cui il sole del tramonto colora le ali.

 

Dalla riva si possono vedere i barcaioli seduti intorno al timoniere. Fumano, bevono, ridono, hanno  tempo. Quando il vento cala, stuzzicano amabilmente il vecchietto silenzioso che scopa le foglie morte sulla riva.

 

 

 

                                                      

                                                  Barca del Lemano

                                                                                     secondo il pittore O.Gonet

                                                                                       olio su tela (43 x 25 cm.)

 

 

 

 Con alti e bassi, questa attività dei battelli durerà a lungo, fino a metà del secolo XIX esimo, quando  i primi treni le fecero una concorrenza mortale. Sopravvivrà fino alla guerra del 1914 trasportando le pietre da taglio dalla Savoia.

 

Si racconta nella mia famiglia che il mio bisnonno, Louis-Abraham Gonet, ereditò, già all’età di 22 anni, una azienda commerciale  sul lago Lemano e che le sue imbarcazioni navigavano regolarmente tra la Svizzera e la Savoia. Verso la metà del secolo, verso il 1850, egli intuì che la concorrenza dei mezzi di trasporto moderni andava rovinando i suoi affari con i battelli a vela. Allora, audacemente, provò a far costruire la prima barca a vapore del lago. Ma per finanziarla, fu costretto a fondare lui stesso una Banca privata.  Malgrado i suoi sforzi, e come attestano gli archivi della Banca Gonet, che esiste ancora, la sua impresa  di trasporti sul Lago si è lentamente affievolita e dieci anni più tardi  non rimaneva più al mio bisnonno che  partecipare al miracoloso sviluppo economico della regione, senza limitarsi solo al Lago.

 

Questa storia illustra la fine e la scomparsa delle barche del Lemano.  Dopo più di due secoli pieni di fascino e di vita, esse sono scomparse senza drammi e senza rumore, come lo fanno le vecchie idee superate.

 

(Per maggiori dettagli su queste imbarcazioni, consiglio il lettore di consultare il bel libro di André Guex: "Memoires du Léman". L’autore non è sempre d’accordo con le mie tesi ma il suo testo è incantevole e molto ben documentato.)

 

 

 

L'ultima barca del Lemano

"La Vaudoise" foto

 

L'autore avrebbe molto piacere a leggere i vostri commentari, critiche o suggestioni (e-mai: ogonet@ctv.es ). Vi assicuro che vi risponderà personalmente.

 

 

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